Archi-Vitruvio: Gommo...che?
GOMMO...CHE?
a cura di Francesco Nigro
13 maggio del 2012: Una coppia di signori anziani passeggia a braccetto su uno dei ponticelli nella campagna di Bentivoglio, quando, invece dei soliti germani, si imbatte in un gommone con due personaggi a bordo che remano forsennatamente. “Beh e voi dove state andando?” “Al mare” fu l’unica risposta che il fiato concedeva.
Dal Navile al mare a bordo di un gommone a remi...sono passati ormai diversi anni da questa discesa lanciata grazie a Vitruvio nell'ambito della Settimana della Bonifica col prezioso supporto della Bonifica Renana che ci ospitò a Saiarino. Un'idea che nasceva dalla voglia di sperimentare il territorio, seguendo quel canale, il Navile, i cui racconti “improbabili” di marinai d’acqua dolce accompagnavano tante nostre uscite e che si erano accentuati con il lancio del progetto “Urban Rafting Navile”. Suggestioni che non volevamo lasciare alle parole, o alla fantasia, ma, in piccolo e nel limite del possibile, sperimentare per curiosità e per gioco. Colleghi in Associazione, ma anche negli studi in scienze biologiche, io e Michele Bertolucci, entrambi più o meno venticinquenni, fummo chiamati scherzosamente “Gommonauti”. Non ci stavamo preparando per un’avventura, non esattamente. In realtà non ci eravamo preparati per niente. In fondo non avevamo nulla da dimostrare, nessuna sfida o prova sportiva, anzi avremmo ricevuto tanto supporto. Desideravamo concentrarci sugli aspetti naturalistici e sulle turbative ambientali che avremmo incontrato lungo il percorso, ma soprattutto ci interessava la realtà delle vie d’acqua nella loro essenza quasi dimenticata di “via”, con i loro tempi e le loro regole e in questo avevamo il pieno sostegno di Vitruvio.
In quattro giorni e mezzo, con qualche inghippo, una telecamera rotta, un sacco a pelo allagato e sempre meno pazienza, eravamo arrivati al mare a remi a bordo di un tender smontabile che ne aveva passate di tutti colori, fra le lamiere del Navile e gli “sgonfiaggi tattici” per scivolare fra le paratoie. In realtà, giusto per non poter dire di aver tagliato il traguardo, gli ultimi duecento metri li facemmo a spese del primo pescatore motorizzato che incontrammo mentre remavamo fra i bilancioni alla bocca di Casalborsetti, lasciandoci alle spalle le terre dove morì Anita Garibaldi. Eravamo partiti in una giornata di pioggia dalla sede dell’Associazione Vitruvio, al Battiferro, avevamo attraversato il Navile, il Savena Abbandonato, il Reno, quindi volutamente allungato la nostra via fra i canneti delle acque alte della Botte, per fermarci fra le mastodontiche idrovore della Bonifica, non lontano da Argenta, e riprendere il percorso sul fiume, per trovare uno sbocco a mare sul Canale Destra Reno a Casalborsetti. In tutto questo percorso fino a pochi metri dal mare non avevamo mai incontrato nessuno, fatta eccezione per i due increduli passanti dell’inizio e per le persone a cui avevamo chiesto di essere complici nel darci supporto, dove fosse stato necessario.
Un’esperienza che ci suggerì nuove possibili progetti, ci fece conoscere gli amici del Giornale del Po e mi avvicinò per un lungo periodo alla squadra del Capitano Georg Sobbe che, ostinatamente, navigava e naviga con soddisfazione le acque attorno Ferrara e alla sua Darsena (quasi) fantasma. Sulla carta ero un marinaio d’acqua dolce (anche se sembra un insulto) per concessione delle Ferrovie dello Stato. Da quanto mi dissero, ero probabilmente il primo ad avanzare tale richiesta a Bologna dai tempi della monarchia. Insomma il Viaggio da Bologna al mare fu un’esperienza diversa, passata, ma da cui ne sarebbero nate tante altre, molte delle quali sono oggi accessibili a chiunque abbia voglia di scoprire in completa tranquillità, con Vitruvio, prospettive e storie diverse delle acque del nostro territorio, da Bologna al Delta del Po.